lunedì 2 ottobre 2017

15. La fine della repubblica

Video: Età di Cesare e Pompeo - Frezzotti

15.1 La crisi del senato e l’ascesa di Pompeo

Il Senato è incapace a risolvere i problemi interni ed esterni di Roma e deve assecondare le pressioni di diversi uomini politici ascesi grazie ad abilità, denaro, spregiudicatezza.
Pompeo ottiene fama e gloria fermando rivolta in Etruria, domando rivolta di Sertorio in Lusitania e partecipando alla campagna vittoriosa contro i rivoltosi di Spartaco. Crasso sconfigge nel 71 i ribelli di Spartaco.
70 Pompeo e Crasso fanno pressioni e strappano al Senato la nomina a consoli. Pompeo ne approfitta per smantellare la costituzione sillana (favori ai cavalieri, restaurazione dei tribuni, epurazione senato).
Al termine del consolato Pompeo ottiene due volte i pieni poteri, per combattere i pirati e Mitridate. Ormai gode di un prestigio elevatissimo.
Pompeo al potere: la resistenza di Sertorio: mentre il Senato (chiuso nella difesa dei propri interessi) è incapace di agire e risolvere i molteplici problemi, emergono personaggi abili e ambiziosi che ottengono successo grazie alle loro imprese o l’abilità politica o le ricchezze.
Pompeo, sillano, dopo aver fermato la rivolta di Lepido in Etruria (Lepido, sosteneva proteste dei proprietari contro la distribuzione loro terre ai veterani), si recò in Lusitania a domare la rivolta di Sertorio (seguace di Mario fuggito in Iberia e a capo di rivolta per indipendenza nell ‘80). Pompeo doma a fatica la rivolta (76-72) che ricorre alla guerriglia. Tornando a Roma in Etruria batte i fuggitivi della rivolta di Spartaco.
Spartaco e la rivolta degli schiavi: Crasso, luogotenente di Silla, arricchitosi con le proscrizioni, deve affrontare la rivolta di Spartaco. Questi, schiavo della Tracia, a Capua aveva messo in atto un piano per librare altri schiavi e tornare oltre le Alpi nella propria terra. La fuga aveva avuto un imprevisto seguito (150.000) che alcuni delinquenti avevano indirizzato a razziare il Sud. La loro forza e organizzazione aveva richiesto a Roma l’invio di 8 legioni guidate da Crasso. Per punizione i 6000 schiavi sopravvissuti vengono crocifissi sulla Appia.
L’alleanza di Pompeo e Crasso e la revisione della costituzione sillana: Pompeo giunge a Roma godendo di grande popolarità, si allea con i populares (promettendo di riformare in senso democratico la costituzione sillana) e fa pressioni sul Senato per ottenere il consolato, non volendo seguire il cursus honorum prescritto da Silla. Il Senato, sotto le pressioni di Pompeo e Crasso accampati con le legioni fuori Roma e dei populares a Roma, li nomina consoli nel 70.
Pompeo smantella la costituzione sillana:
- Leggi a favore dei cavalieri: 1) riserva ai cavalieri la gestione dei tribunali per concussione; 2) riconcede appalto delle province asiatiche;
- Leggi per i tribuni della plebe: 3) Restituito diritto di veto e intercessio; 4) tolto divieto per ex tribuni della plebe di accedere alle magistrature.
- Intervento per limitare corruzione: 5) Nomina nuovi censori che espellono 84 senatori per indegnità.
In quel tempo l’alta corruzione nella politica viene mostrata dallo scandalo di Verre, pretore processato sotto il consolato di Pompeo e Crasso, per abusi commessi nell’amministrazione della Sicilia. Nel processo i pretori ostacolano la giustizia per difendere Verre, ma Cicerone dimostra la loro colpevolezza e Verre subisce condanna e forte multa.
Pompeo contro i pirati e contro Mitridate: Alla fine del consolato Pompeo non si reca ad amministrare una provincia, ma rimane a Roma per perseguire il proprio progetto politico.
Nel 67 ottiene poteri straordinari per combattere i pirati: I pirati infestavano il Mediterraneo ed erano giunti a razziare con intere flotte i commerci romani fino a causare carestie a Roma. Quando il tribuno Gabinio propone tre anni di poteri straordinari per Pompeo (lex de piratis persequandis: potere militare su flotta ed esercito) il senato viene obbligato ad accettare per le pressioni del popolo che temeva carestie. Pompeo in tre mesi riapre le rotte.
Nel 66 ottiene nuovamente i pieni poteri con la lex Manilia (del tribuno Manilio) per sconfiggere Mitridate che dal 75 aveva invaso la Cappadocia e la Bitinia (protettorati romani) e il comandante Lucullo non riusciva a contrastare. Lucullo inoltre era inviso ai cavalieri perché in Asia aveva emesso editti per limitare l’avidità dei riscossori delle tasse. Mitridate viene sconfitto nel 63 (abbandonato dall’alleato re d’Armenia Tigrane, tradito dal figlio): Il dominio romano era così esteso all’oriente ellenistico.
Al rientro in Italia nel 62 i più si aspettano che instauri un principato, invece chiede solo al senato la ratifica dei provvedimenti presi e la distribuzione delle terre ai veterani.

15.2 Lo scontro tra popolari e ottimati

A Roma si inasprisce il contrasto tra Ottimati e Popolari, rappresentati da uomini influenti:
Cicerone e Catone degli Ottimati
Crasso, Cesare e Catilina dei Popolari: Catilina avendo perso il consolato per tre volte ordisce una congiura che viene sventata.

Cicerone e Catone; Crasso, Cesare e Catilina: A Roma si era inasprito lo scontro tra Ottimati e Popolari e erano emersi personaggi significativi:
Ottimati: difendevano il potere di poche famiglie tradizionali. L’aristocratico Catone esprimeva le idee più conservatrici; Cicerone, pur essendo homo novus e denunciando la corruzione aristocratica, riteneva che solo gli ottimati fossero in grado di difendere le istituzioni repubblicane.
Populares: Crasso, uomo estremamente arricchito ma non politicamente abile, che finanziava Cesare, di nobile famiglia (Iulii, da Iulo figlio di Enea), nato nel 100, nipote di Caio Mario; Lucio Sergio Catilina, dei popolari, ma di origine nobile, aveva subito un’accusa di concussione per il suo governo dell’Africa e, per quanto assolto, non aveva potuto candidarsi come console nel 65. Battuto poi nel 64 da Cicerone, si preseta nel 63, ma le sue promesse demagogiche (cancellazione generale dei debiti) gli procurò l’ostilità di tutte le classi agiate e la perdita del sostegno di Cesare e Crasso. Ordisce allora una congiura sventata dall’intervento di Cicerone (famose le sue orazioni in senato). Catilina deve lasciare Roma e ritirarsi a Fiesole dove lo attende un proprio esercito. I congiurati a Roma tentano comunque l’insurrezione, ma vengono fermati e condannati (senza poter ricorrere all’appello al popolo). Nel 62 Catilina e il suo esercito viene sconfitto a Pistoia, dove muore valorosamente lo stesso Catilina.

15.3 L’ascesa di Cesare

Nel 60 Cesare ottiene l’appoggio alla sua ascesa a console tramite un patto (primo triumvirato) con Pompeo e Crasso.
Da Console, tenuto fede ai patti, elimina le figure a lui ostili a Roma e si fa nominare proconsole in Gallia, da dove inizia una guerra di conquista.
A Roma Pompeo, temendo il crescente prestigio di Cesare, torna ad appoggiare il Senato, nonostante Cesare cerchi di mantenere salda l’alleanza con un secondo triumvirato (56). Il Senato istituisce un esercito di protezione della città.
Intanto Cesare completa la conquista della Gallia.

Il primo triumvirato: Cesare sfrutta il momento per ottenere l’appoggio di Pompeo e (60 a.C.) sigla con lui e Crasso un accordo privato, l’ “accordo di Lucca” noto come “primo triumvirato”: Pompeo appoggia la candidatura di Cesare al consolato per il 59, Cesare sostiene la ratifica dei provvedimenti presi in Asia da Pompeo (che il Senato non voleva dare), Crasso raccoglie consensi tra classe finanziaria alla distribuzione di terre ai veterani voluta da Pompeo. Tornato dalla campagna in Spagna, Cesare per la sua ascesa aveva bisogno dell’appoggio di Crasso (già gli aveva saldato i debiti prima della campagna) e di un altro influente personaggio che trovò in Pompeo (in quel momento ostacolato dal Senato).

Il consolato di Cesare e la spedizione gallica: Ottenuto il consolato, Cesare:
A) onorò gli impegni e fece approvare le leggi di distribuzione delle terre ai veterani e di riduzione dei canoni che i pubblicani delle province orientali pagavano allo Stato (gran vantaggi per i cavalieri a cui apparteneva Crasso).
B) Impose al Senato altri provvedimenti: 1) Distribuzione di piccoli appezzamenti di terra alla plebe, acquistati con fondi dello Stato e non confiscate ai proprietari; 2) Maggiore responsabilità fiscale amministratori province; 3) Obbligo pubblicazione verbali sedute del Senato; 4) Abolizione pratica di prendere auspici prima di assemblee legislative.
C) Inoltre si assicurò il proconsolato della Gallia Cisalpina e dell’Illirico (ottenne poi anche la Gallia Narbonese, più turbolenta) per 5 anni (facendo valere il pericolo, ottenne 4 legioni).
D) Prima di lasciare Roma allontanò i suoi nemici più diretti: Catone ebbe il possesso di Cipro, donata dall’Egitto; Cicerone fu condannato all’esilio dal tribuno Publio Clodio, per aver fatto giustiziare i congiurati di Catilina, senza concedere appello (contro la legge).

In Gallia Cesare intervenne in aiuto degli Edui (minacciati dagli Elvezi, spinti da Svevi e Sequani), batté gli Elvezi (a Bibracte), affrontò poi Ariovisto re dei Germani, sconfisse una coalizione antiromana guidata dai Belgi. Nel 57 aveva conquistato la Gallia centrale e del Nord, fino alla Manica.

Il secondo accordo di Lucca e la spartizione dei poteri: A Roma i popolari guidati da Clodio erano contrastati dalle bande di un certo Milone, funzionale alla lotta degli aristocratici. Pompeo intanto temendo l’ascesa di Cesare si riavvicinava all’oligarchia senatoria e premeva perché richiamassero Cicerone.
Cesare allora tornò in Italia e a Lucca per dare stabilità ai suoi disegni ripropose un “secondo triumvirato”: a Cesarea altri 5 anni in Gallia, a Pompeo e Crasso il consolato nel 55 e poi il proconsolato di Spagna e Oriente.
Questo però non impedì a Pompeo di avvicinarsi all’oligarchia senatoria e proporsi come difensore delle istituzioni. Nel 53 Crasso morì contro i Parti in Mesopotamia, nel 52 Clodio fu ucciso dalle bande di Milone, Pompeo fu nominato console senza collega e dispose di un esercito istituito dal Senato per controllare la città.

La conquista della Gallia: Cesare tornato in Gallia si spinse prima (53) oltre la Manica fino al Tamigi, poi tornò per affrontare la minaccia di Vercingetorige, capo degli Averni. Dopo due anni di combattimenti riuscì a sconfiggerlo ad Alesia: la Gallia venne incorporata nel mondo romano e iniziò la sua assimilazione al mondo latino.

15.4 La seconda guerra civile (49-45 a.C.)

Cesare varca il Rubicone e scende a Roma con l’esercito, mettendo in fuga Pompeo che lo aveva avversato duramente. Sconfitte le legioni pompeiane in Spagna, sbarca in Asia Minore e batte Pompeo a Farsalo, e successivamente lo insegue in Egitto.
A Roma Cesare è dittatore a vita, imperator, inviolabile. Attua riforme cercando di dare equilibrio e giustizia: estende cittadinanza a Galli cispadani, sviluppa attività, controlla l’amministrazione delle province, la distribuzione del grano, la determinazione dei tributi, il grado di occupazione.

Alea iacta est: Forte del suo successo, Cesare voleva richiedere il consolato, ma su consiglio di Pompeo il Senato chiese che il candidato fosse personalmente a Roma, lasciando le legioni e si rifiutò di sciogliere l’esercito di Pompeo.
Il 10 gen 49 Cesare varcò il limite del Rubicone (pronuncia la fatidica frase) dando inizio alla guerra civile e giunse a Roma senza incontrare ostacoli. Pompeo fuggì in Macedonia dove pensava di reclutare un esercito.
Cesare prima sconfisse le legioni (pompeiane) stanziate in penisola Iberica. Poi andò in Asia r sconfisse Pompeo a Farsalo (48) in Tessaglia. Pompeo fuggì in Egitto presso Tolomeo XIII che però lo fece uccidere. Cesare però eliminò Tolomeo XIII e incoronò a regina la sorella Cleopatra di cui si era innamorato.
Dovette poi andare in Asia Minore, dove nel Ponto, Farnace si era ribellato. Sbarcato poi in Africa sconfisse e uccise i pompeiani superstiti (si uccise Catone). Terminò nel 45.

Il governo di Cesare: Cesare non abusò del potere, ma concentratolo su di sé attuò delle riforme:
- Propria divinizzazione: pontifex maximus (già dal 63), imperator, pater patriae, dittatore a vita, sacrosanctus (inviolabilità tribunizia). Nel senato sedeva su seggio dorato. A lui venne dedicato il 5° mese dell’anno. Nei templi mise statue con sua figura, fece stampare monete con effige.
- Riappacificazione e riforme: rientro degli esiliati, cittadinanza alla Gallia Cisalpina, leggi di sviluppo agricoltura, artigianato e commercio.
- Governo province: controllo governatori, determinazione precisa dei tributi (per impedire abusi dei pubblicani)
- Per Roma: razionalizzazione distribuzione del grano, dimezzamento beneficiari, contrasto alla disoccupazione con opere pubbliche (sistemazione Foro, argini Tevere, prosciugamento paludi Pontine). Nuove colonie fuori Roma

15.5 La morte di Cesare: lo scontro fra Antonio e Ottaviano

Il 15 marzo 44 Cesare muore nella congiura del Senato, perché gli aristocratici vedono in lui un possibile monarca assoluto e un affossatore della libertà repubblicana.
I conservatori non riescono a restaurare la Repubblica, per le pressioni di Antonio (a cui rimane fedele l’esercito) e quelle della folla (adorante verso Cesare, da cui aveva ottenuto doni in eredità, e ostile ai congiuranti).
Ottaviano guadagna i favori del popolo, dei soldati, e si fa preferire dall’aristocrazia allarmata dalle imposizioni di Antonio.
Ottaviano si allontana dai senatori e si riavvicina ad Antonio con cui, insieme a Lepido, stringe nel 43 il “secondo triumvirato”.
Tra Ottaviano e Antonio però il clima si deteriora. Antonio dall’Egitto alimenta sogni di grandezza, mentre Ottaviano a Roma lo presenta come un traditore.

La congiura contro Cesare: Alle idi di marzo del 44 a.C. (15 marzo) Cesare viene ucciso in Senato da congiurati, capeggiati dal figlio adottivo Bruto e da Cassio. L’azione è motivata dall’odio degli aristocratici: per quanto Cesare non avesse toccato le loro proprietà e assicurato stabilità e efficienza all’amministrazione, alcuni non gli perdonavano di aver ridotto la libertà repubblicana, altri temevano la trasformazione del potere in un assolutismo di stampo orientale (fomentato da Cleopatra).

Antonio e l’eredità di Cesare: Antonio, console e fedele a Cesare, sfruttò la fedeltà che l’esercito mantenne e sigla un accordo con il Senato: solenni funerali di Cesare e il mantenimento dell’assetto costituzionale, in cambio del risparmio dei congiurati. Il Senato non fu quindi in grado di riaffermare il potere repubblicano. Due fatti però ruppero questo equilibrio: l’apertura del testamento di Cesare che rivelò come erede designato il giovane pronipote Ottaviano (e non Antonio) e la donazione di 300 sesterzi a ogni membro del proletariato e ogni legionario che alimentarono una forte ostilità verso i congiurati. Essi dovettero fuggire nelle province.

Le prime mosse di Ottaviano: Ottaviano seppe muoversi abilmente, conquistando i favori della plebe e dei cesariani, ma anche proponendosi agli aristocratici come un moderato, capace di arrestare le ambizioni di Antonio. Tornato dall’Epiro dove si trovava pagò personalmente le somme destinate da Cesare al popolo e ai soldati, perché Antonio aveva rifiutato di consegnare i beni di Cesare. Antonio nel frattempo avuto l’incarico di amministrare una regione lontana, si era fatto una legge ad personam per permutarla con la vicina Gallia Cisalpina, attirando le inimicizie dei difensori dell’ordine e del diritto (tra cui Cicerone che si scagliò contro di lui con le “Filippiche”). L’esercito di Antonio inviato in Gallia per sottrarre la provincia a Decimo Bruto che non accettava la permuta, fu raggiunto da quello consolare e quello di Ottaviano e sconfitto a Modena (43). Antonio si rifugiò nella Gallia Narbonese dell’amico Lepido.

L’accordo con Antonio e il secondo triumvirato: Senato e Ottaviano si allontanarono e inimicarono (il Senato negò il consolato a Ottaviano e difese i cesaricidi). Per questo Ottaviano strinse un’alleanza con Antonio, si recò a Roma e si fece eleggere console dai comizi da lui convocati, revocando l’amnistia ai cesaricidi. Sempre nel 43 a Bologna formò l’accordo detto “secondo triumvirato” con Antonio e Lepido. L’intesa divenne pubblica (al contrario del primo), approvata dai comizi: prevedeva la punizione dei cesaricidi e dei loro sostenitori, la creazione di una nuova costituzione. I triumviri ricoprivano una magistratura straordinaria.

La battaglia di Filippi e il tracollo degli anticesariani: (sintesi) Gli anticesariani vengono puniti dalle liste di proscrizione (in realtà strumento per facili e ingiusti arricchimenti), che portano alla morte anche di Cicerone. Ottaviano e Antonio a Filippi in Macedonia nel 42 sconfiggono Bruto e Cassio (che avevano 80.000 soldati) e i due si suicidano.

Dalla guerra di Perugia al patto di Brindisi: (sintesi). Ottaviano si allontana da Antonio che è in Egitto e non sa fermare una ribellione montata dalla moglie e dal fratello. Ottaviano batte i ribelli a Perugia. A Brindisi nel 40 Ottaviano e Antonio stringono un nuovo patto di spartizione delle province e suggellano con matrimoni diplomatici.
mappa concettuale

Antonio in Egitto e Ottaviano a Roma: (sintesi) Antonio che amministra la parte orientale del dominio romano sta in Egitto e alimenta il proprio sogno di una monarchia orientale, alimentato da Cleopatra. Ottaviano promuove l’immagine di Antonio traditore dello stato e di lui difensore di stato e valori famigliari.

15.6 Il trionfo di Ottaviano e la fine della Repubblica romana

Antonio nemico della patria: Ottaviano riuscì abilmente a far dichiarare dal Senato (32) Antonio nemico della patria (dando lettura del suo testamento con cui destinava l’Oriente ai due figli avuti con Cleopatra). Ottaviano fu incaricato di muovergli guerra.
Ottaviano però dichiarò guerra a Cleopatra e all’Egitto (visto che era scaduto il mandato di Antonio), facendo passare la guerra come una difesa della civiltà romana dal dispotismo orientale e non una guerra civile. L’esercito egiziano fu però guidato da Antonio e formato da tutte le truppe romane d’Oriente (500 navi, 100.000 fanti, 12.000 cavalieri)


La battaglia di Azio: 2 set 31 presso il promontorio di Azio Antonio subì una durissima sconfitta navale. Cleopatra fuggì con Antonio, ma nel 30 il loro esercito fu sconfitto ad Alessandria (Antonio si suicidò, credendo erroneamente morta Cleopatra e allora Cleopatra per non cadere prigioniera si uccise).

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